Ogni mese sono pubblicate da parte di RegistroImprese.it i dati ufficiali delle Camere di Commercio sui contratti di Rete registrati in Italia. Il documento rileva il numero delle Reti di imprese suddiviso per Regione, le imprese coinvolte e la suddivisione tra reti-contratto e reti con soggettività giuridica. Si tratta di numeri assoluti sui quali si sviluppano commenti e osservazioni prevalentemente orientati a valutare il positivo processo di aggregazione che si sta sviluppando. Un ulteriore dato disponibile è riferito alla suddivisione regionale che tenta di offrire una mappatura geografica.

Misuratore di capacità di aggregazione

Un dato che sarebbe sicuramente più interessante è rappresentato da un misuratore sulla capacità di aggregazione ottenuto dalla comparazione tra le aziende presenti in un dato territorio e le aziende che partecipano a un contratto di rete. La capacità di aggregazione è il risultato di diverse componenti: la mentalità collaborativa innata nelle persone e l’educazione che la tramanda, l’esistenza di distretti industriali, l’appartenenza a filiere per natura collaborative. L’istituzione della reti ha reso ancora più evidenti queste caratteristiche. E mentre il primo approccio alla nuova modalità è stato favorito dalle associazioni di categoria che hanno cercato di confermare la loro esistenza, successivamente sono stati gli imprenditori singoli, a volte con il suggerimento di agevolazioni in finanziamenti regionali, a utilizzare le reti. Il contratto di rete ha fatto emergere nuove opportunità al momento solo parzialmente espresse.  Infatti l’aggregazione strutturata potrebbe svolgere al meglio la sua utilità per consentire a micro e piccole imprese di accedere alle innovazioni prossime venture (applicazioni rete 5G, IOT, soluzioni impresa 4.0) e di rafforzare ulteriormente la spinta all’internazionalizzazione. Da qui l’esigenza di misurare la capacità di aggregazione in modo elementare per poi approfondire con analisi orientate qualitativamente, misurando gli obiettivi e la capacità del loro raggiungimento.

Aggregation Capacity Index

Suggeriamo perciò l’introduzione dell’indicatore “AggregaCapIndex” ovvero l’indice di capacità di aggregazione  (Aggregation Capacity Index) la cui analisi iniziale è rappresentata dai grafici sotto riportati.

Sulla scorta dei dati visualizzati si potrebbero prendere come benchmark i risultati di Friuli Venezia Giulia (miglior indice al Settembre 2018)  e Lazio (migliore incremento da Maggio 2017 a Settembre 2018), due regioni con struttura socio-economica molto diversa, per comprendere le motivazioni di un risultato così strabiliante rispetto alla media nazionale e cercare di replicarne il successo sul restante territorio rilanciando l’argomento in regioni che sembra abbiano esaurito la spinta all’aggregazione, anche in considerazione del fatto che il PIL del prossimo triennio si presenta in netta diminuzione in un panorama politico-economico ricco solo di incognite.